Infierire
pubblicamente su Caterina, anche dopo che lei aveva
ammesso la sconfitta, aveva un
unico scopo: gonfiare l'ego dei presenti che nella settimana, oltre a superare
le consuete prove di forza, di abilità e di fantasia, avevano anche superato la
paura del cambiamento.
Si compiacevano di loro
stessi e delle loro scelte.
Dopo l'intervento dei sacerdoti con cui veniva allontanata Caterina si sentivano invincibili. Alcuni tra loro nel
guardarsi tra gli occhi si trasmisero qualcosa, sentivano uno strano sapore in
bocca. Il gusto della prima vittoria. Come se avessero mangiato, si sentivano
nutriti. Assaporarono quel godimento seduti
nella sala centrale. Come attori di una prima teatrale di successo che si compiacciono quando le luci del teatro sono
spente e l'eco degli applausi è svanito; e un luogo
affollato improvvisamente diventa silenzioso.
Iniziarono a sentirsi un gruppo di
eletti. Alcuni di loro
si guardavano compiaciuti in faccia. Invincibili. Soddisfatti dell'accaduto si stavano allontanando dalla realtà
delle loro abitudini passate.
Una scolaresca di adolescenti che segue
la corrente.
Stavano
assaporando un gusto nuovo, un gusto che non conoscevano. Insieme. Uniti da una
prima grande esperienza.
I
loro spiriti si stavano alimentando dei dispiaceri e delle sconfitte di
Caterina e di chi l’aveva seguita. Il fallimento della compagna era stato
il loro primo inconsapevole pasto. Le sconfitte degli
altri erano le vittorie dei loro spiriti oscuri. Mors tua vita mea. Si sentivano Garfiani.
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| il pasto |

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