Inutile dire che la lettura di Young fu molto illuminante.
Tra gli archetipi fondamentali di Young quello dell’ombra,
dell’anima, del vecchio saggio.
Gli archetipi lasciano l’impronta nel mito, nelle favole,
nei sogni.
Gli archetipi sono l’espressione dell’inconscio collettivo.
Forme determinate che sembrano presenti sempre e ovunque.
Quello dell’ombra è la prima raffigurazione del lungo
cammino della vita, la persona è un’immagine di copertura. Quello che gli altri
vogliono che siamo. Quello che noi amiamo pensare di essere.
La persona è
la maschera dell’attore.
L’ombra ci
restituisce ciò che noi NON amiamo essere.
Rifletti: all’interno della persona che tu sei, quanto è
dovuto a te? Quanto di quello che sei, è il risultato di un inconscio desiderio
di accontentare il prossimo? Che cosa è veramente la tua essenza e cosa invece
è il risultato di un compromesso con la società?
Sei così? Oppure appari
come ami pensare di essere?
Quello che pensi di
te stesso è veramente quello che sei?
E si uso Young per spiegare il protagonista del libro.
Un protagonista antipatico
agli altri attori del libro, perché ti mette
a confronto con ciò che non vuoi ammettere di te stesso.
Lo specchio nero e l’ombra: due archetipi che collimano in
Sauro.
Ed è grazie a lui che si smaschera la piccola commedia degli
orrori.
Anche una commedia degli orrori mediatici, osservando il cerchio della spirale da un
punto più ampio.
Simbolismo dentro il racconto che ha un gioco di specchi e
riflessi da farne un racconto dentro il racconto.

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