“… Il paesaggio venne organizzato
attorno al palazzo con l'intento di suscitare precise emozioni. Al centro della
località dell'antico tempio venne creato un piccolo palazzo imperiale strutturato
come un teatro: quello sarebbe stato il mondo per i prescelti, dove si
sarebbero svolti tutti i rituali della vita sociale. La natura circostante, i
colori, la scelta dei complementi d'arredo, dei quadri e delle statue
all'interno della tenuta furono accuratamente selezionati con il solo intento
di stupire i concorrenti e di suscitare
in loro sentimenti ambigui, una confusione data dal senso di libertà e di oppressione unita al sentore di essere
al centro di tutto. L'intento era che l'esterno in qualche modo rispecchiasse
l'interno. Il palazzo era centrale, tutt'attorno si apriva il giardino che
veniva chiuso da un fitto bosco, e solo fino a lì poteva allargarsi la vista. Il luogo dove
svolgere la vita abituale era allestito come un enorme palcoscenico, lo stupore
principale veniva risvegliato dalla
cosiddetta sala dei cristalli
situata proprio nel centro del
palazzo; pensata come la piazza di un anfiteatro, sarebbe stata
il cuore di tutto …”
domenica 28 luglio 2013
giovedì 25 luglio 2013
IL TEATRO
Uno dei capitolo che preferisco è il capitolo 3 che parla
del teatro.
.
Alcuni hanno trovato questo capitolo complicato, perché da fulcro spiega il gioco di specchi e rimandi.
Forse per capirlo occorre ricordare l’origine del significato teatro;
presuppone almeno due luoghi ,
1 dove si svolge la scena, 2 dove si osserva.
1 dove si svolge la scena, 2 dove si osserva.
Il teatro è esperienza condivisa. Lo spettatore osserva gli
attori che sono consapevoli di essere osservati. Danze e maschere, musica e atmosfera esprimono qualcosa di ulteriore che
comprende un esperienza.
Se un opera è ben fatta, se gli attori sanno coinvolgerti,
ecco che lo spettatore con il solo atto di osservare è in grado di vivere un
esperienza spirituale, tanto più sconvolgente quanto l’opera è migliore.
é il luogo misterioso in cui vivono i protagonisti, consapevoli e “dimentichi” di essere li.
mercoledì 24 luglio 2013
estratto
<< … è necessaria la visibilità, non essere solo controfigure
dello spettacolo della vita. Ogni personaggio di questo gioco di ruolo mal
amalgamato crede di avere un “asso nella manica”, c’è chi punta sulla propria identità sessuale e
chi sulla propria ambiguità, chi sui valori della famiglia e chi di contro
sugli scandali, seguendo la logica: l’importante è che se ne parli. >>
da Il regno di Garfia, p. 40
sabato 20 luglio 2013
l'ombra
Inutile dire che la lettura di Young fu molto illuminante.
Tra gli archetipi fondamentali di Young quello dell’ombra,
dell’anima, del vecchio saggio.
Gli archetipi lasciano l’impronta nel mito, nelle favole,
nei sogni.
Gli archetipi sono l’espressione dell’inconscio collettivo.
Forme determinate che sembrano presenti sempre e ovunque.
Quello dell’ombra è la prima raffigurazione del lungo
cammino della vita, la persona è un’immagine di copertura. Quello che gli altri
vogliono che siamo. Quello che noi amiamo pensare di essere.
La persona è
la maschera dell’attore.
L’ombra ci
restituisce ciò che noi NON amiamo essere.
Rifletti: all’interno della persona che tu sei, quanto è
dovuto a te? Quanto di quello che sei, è il risultato di un inconscio desiderio
di accontentare il prossimo? Che cosa è veramente la tua essenza e cosa invece
è il risultato di un compromesso con la società?
Sei così? Oppure appari
come ami pensare di essere?
Quello che pensi di
te stesso è veramente quello che sei?
E si uso Young per spiegare il protagonista del libro.
Un protagonista antipatico
agli altri attori del libro, perché ti mette
a confronto con ciò che non vuoi ammettere di te stesso.
Lo specchio nero e l’ombra: due archetipi che collimano in
Sauro.
Ed è grazie a lui che si smaschera la piccola commedia degli
orrori.
Anche una commedia degli orrori mediatici, osservando il cerchio della spirale da un
punto più ampio.
Simbolismo dentro il racconto che ha un gioco di specchi e
riflessi da farne un racconto dentro il racconto.
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